Guido Reni nel territorio di Bologna: dalla formazione alla fama
Aggiornato il 11 novembre 2024 Da Arte Grand Tour
Guido Reni, noto per il suo influsso artistico che va oltre i confini di Bologna, ha lasciato un segno profondo anche nel territorio emiliano, arricchendo le città vicine e creando un'eredità artistica che abbraccia l’intera regione.
Il padre voleva farne un musicista, ma il talento precoce di Guido Reni ne indirizzò da subito l’educazione verso la pittura. Il tirocinio del pittore si compì nella bottega dell’artista fiammingo Denys Calvaert: del suo primo maestro, Reni non dimenticò mai la bellezza elegante, studiata sui modelli del Rinascimento. Gli insegnamenti che Denys trasmise ai suoi numerosi allievi si condensano nelle tele conservate nella Pinacoteca Civica di Cento. L’Adorazione dei Pastori immagina un notturno acceso da bagliori luminosi, con un omaggio alla celebre Notte di Correggio oggi a Dresda. Tema centrale del dipinto è la carica sentimentale che lega fra loro i personaggi, restituita attraverso un sorridente scambio di sguardi.
Adorazione dei Pastori, Denys Calvaert, Pinacoteca Civica di Pieve di Cento ©PatER
Tra i primi capolavori dipinti da Guido Reni va ricordata la
pala d’altare con l’Assunzione di Maria,
conservata nella collegiata di S. Maria Maggiore a Pieve di Cento. Sopra la
concitazione degli apostoli intorno al sepolcro vuoto, Maria ascende alla
gloria celeste scortata dagli angeli. Punto di sutura fra i due nuclei del
racconto è un paesaggio avvolto nell’ombra della notte, squarciata
all’orizzonte dal chiarore dell’alba. Oltre all’opera di Reni, nella collegiata
si possono ammirare i dipinti di Lavinia Fontana, Bartolomeo Passerotti e
Guercino.
Pieve di Santa Maria Annunziata e San Biagio, Sala Bolognese ©P. Sorgetti
All’apice della fama, Guido Reni vide i sovrani di tutta
Europa contendersi le sue opere. Affiancato da un’ampia bottega, l’artista mise
sul mercato numerosi dipinti parzialmente autografi o realizzati dagli allievi,
destinati a un pubblico di collezionisti con minori pretese. La raccolta della
Civica Pinacoteca Domenico Inzaghi di Budrio consente di misurare la diffusione
del linguaggio reniano attraverso copie dei suoi dipinti e quadri a mezza
figura come la Maddalena in preghiera,
dovuta a uno sconosciuto seguace dell’artista.
Maddalena in Preghiera, Guido Reni, Pinacoteca Civica Domenico Inzaghi ©PatER
Allievo prediletto di Guido, Giovanni Andrea Sirani fu il
padre di Elisabetta: a lei si deve un’interpretazione personale del percorso di
Reni. A diciotto anni, nel 1655, la pittrice realizzò, per la Chiesa di S.
Martino a Trasasso a Monzuno (BO), la pala con La
Madonna, il Bambino e i santi Martino, Antonio da Padova, Rocco e Sebastiano.
A conferma di quanto l’eredità di Guido avesse ispirato il pennello di
Elisabetta, la pittrice fu sepolta accanto all’artista, nella Basilica di S. Domenico a Bologna.
Basilica di San Domenico, Bologna ©P. Sorgetti
Questo percorso mostra quanto l’eredità di Guido Reni non si esaurisca esclusivamente nei confini cittadini, ma si diffonda in tutto il territorio metropolitano di Bologna, creando una scuola e uno stile riconoscibili che hanno plasmato il panorama artistico regionale.
L’Europa intera lo definiva “il divino Guido”, ed era, per tutti, il pittore più illustre della scuola bolognese. Figlio di Daniele, musicista, e di Ginevra, Guido Reni nacque nel 1575 e si formò a Bologna, misurando da subito le distanze tra il suo stile idealizzante e il “naturale” dei Carracci. A partire dal 1600 lavorò a Roma per committenti prestigiosissimi. Tornato in patria nel 1614, dominò la scena artistica del tempo. Il suo studio richiamava visitatori illustri, e l’eco della sua fama si diffondeva grazie ai versi dei poeti. Caratterizzato da una personalità complessa e tormentata, Guido Reni morì il 18 agosto 1642.